Credevo fosse amore invece era un backup!

E niente. Alla fine dopo otto anni di niente, siamo arrivati…al niente! Dipendenza affettiva, questa la probabile diagnosi. Dipendenza affettiva. E se fosse amore? Perchè io lo credevo, fortemente! Anni, anni importanti, soprattutto per una donna, spesi completamente in…niente, tutto ciò che mi rimane è una collezione digitale di musica, copiata sul mio hard-disk esterno. Pensavo fosse un dono, pensavo alla canzone di Franco Califano, “Annamaria”, quando dice “della mia musica che diventava tua”. Molto, molto romantico. Un gesto d’affetto, un regalo, un modo insolito ma dolcissimo di prendersi cura di me e della mia anima. Invece? 

Invece era un backup Un mero, triste, meccanico backup necessario, come è noto, solo per avere una copia di sicurezza dei file, dei suoi preziosissimi file! 

Avrei dovuto attenermi a tutta la canzone del Califfo. In verità dice un po’ di più rispetto al verso sopra citato, dovevo cogliere questo segno che con il tempo si è rivelato molto più calzante,  ma come spesso accade in questi casi, si sente solo quello che ci è comodo sentire. Invece era proprio er momento d’anna’ via.

“Vedrai Annamaria, che prima o poi te passerà la nostalgia, de me, de casa mia, della mia musica che diventava tua, tra noi Annamaria nun c’è argomento che nun sia malinconia, questo è er momento d’annà via, capita a tutti e così sia buona fortuna Annamaria..” 

Dipendenza affettiva e hard disk esterni.

Sia chiaro, non voglio certo scherzare troppo su un argomento così serio e soprattutto così distruttivo per una persona, può causare infatti molti e molti problemi etichettati spesso come questioni di cuore o amore non corrisposto, mentre si possono rivelare anche abbastanza gravi e con conseguenze importanti, devastanti e a volte irreparabili.

Mi permetto di parlarne, ironizzando un po’, perché dopo centinaia di euro spesi in terapia (i soldi meglio spesi della vita mia) tanto impegno, tanto sforzo e decilitri e decilitri di lacrime versate, il dolore, la sofferenza, il male fisico che spesso ne è conseguito, forse forse ne sto uscendo e anche alla grande!

Quello che vi racconto in queste pagine è una tragicommedia. L’ipotetica quarta di copertina (troppo “spoileratrice”, ma abbiate pazienza, è ipotetica) potrebbe recitare così:

Lei è innamorata di Lui, non “ci prova” molto e agisce in modo strano, perché i suoi comportamenti sono troppo influenzati dai muri che lui erige, comunque ci crede e fa in modo che questo amore non abbia ostacoli. Lui dal canto suo, non la lascia andar via, la tiene alla corda, ma sempre abbastanza lunga in modo da lasciarla dietro i citati muri.  Nel luogo in cui lei non è mai potuta entrare, lui consumerà minestre riscaldate con altre donne. Lei taglierà la “corda” per sempre? La stessa corda tante volte spezzata e sempre ricucita? L’amore per Lui non è finito? Può continuare ad essere maggiore di quello per se stessa?

Molte le lacrime versate, molte le occasioni della vita perse a causa di questo. Molti gli incontri mancati, i treni passati, le persone trascurate e accantonate, i sogni e i progetti tralasciati. Magari quello di avere dei figli. E adesso rimane ben poco, ma ho me stessa. E avere se stessi è il punto di partenza. Il punto di partenza è riappropriarsi di se stessi…CHE PALLE!!!   

Ritrovare se stessi.

Ripeto, che palle questo ritrovare se stessi! 

“E non lasciare andare un giorno per ritrovar te stesso figlio di un cielo così bello, perché la vita è adesso” 

…c’avrà ragione Claudietto nostro de Centocelle, gli esotici e affascinanti guru, chi zaino in spalla parte per l’India o i professionisti qualificati? 

Io non conosco la risposta a questa domanda. Quello che so è che quando ti accorgi che quello che pensavi fosse amore era solo un backup, fa male, molto male. E ci si perde, si rischia di impazzire pensando al fatto che non avrà più bisogno del nostro backup perché l’ha già fatto in un altro hard disk. Bisogna a questo punto prendere una strada e qualunque essa sia deve convergere verso di noi, verso i nostri bisogni,  Quello di cui sono certa è che qualsiasi strada si prenderà sarà quella giusta, basta decidersi e partire, basta amarsi e rispettarsi e sapremo poi amare e rispettare gli altri. Lo so, sentito e risentito, ma è così. Pare pure facile, ma non lo è! E’ difficile, è impegnativo, ma Claudietto è un buon inizio!

Un consiglio spassionato per cominciare è quello di indagare meglio la discografia del cantautore e “sfragnarsi” gli occhi di pianto fino a non sentirli più, perché diciamocelo, se non hai mai pianto su una canzone di Baglioni, non sei nessuno! Ne approfitto per ringraziarlo di tutte le emozioni che ha donato ad intere generazioni. Non conosco tutta la sua discografia ma ho raccolto quelle che conosco, su cui si può piangere alla grande. Piangere per amore è sempre un dono, saper provare emozioni ed esternarle è un sapere molto prezioso, quindi non vergogniamocene e daje! Il cuore dopo sarà più leggero e potremmo cantare a squarciagola che la vita è adesso!! Non dico “qui e ora” perché cavolo, quanto è inflazionato sul web, non dovremmo più leggerlo, scriverlo o dirlo, dovremmo solo farlo.

Vi lascio la play list, la trovate già bella e pronta, munitevi di fazzoletti, mi raccomando!

  •  “…E ci sei tu” (1971, Un cantastorie dei giorni nostri), 
  • “Con tutto l’amore che posso” (1972, Questo piccolo grande amore)
  • “Quanto ti voglio” (1972, Questo piccolo grande amore)
  • “Io me ne andrei” (1973, Gira che ti rigira amore bello)
  • “E tu..” (1974, E tu..)
  • “Sabato Pomeriggio” (1975, Sabato pomeriggio)
  • “E tu come stai” (1978, E tu come stai?)
  • “Via” (1981, Strada Facendo)
  • “Mille giorni di me e di te” (1990, Oltre)
  • “Strada Facendo” (1981, Strada Facendo)

E ovviamente ANCORA e ANCORA e ANCORA LA VITA E’ ADESSO!

  • “La vita è adesso” (1985, La vita è adesso)

…to be continued…è solo l’inizio!

Note serie

La dipendenza affettiva o love addict è un disturbo non ancora classificato nel DSM 5 ovvero nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, ma utilizzato come termine nella clinica e può essere accostato alle nuove dipendenze (quest’ultime classificate e sono ad esempio la dipendenza dal gioco d’azzardo, da internet o dal sesso). Sul web sono reperibili una miriade di informazioni in merito, spesso corredate da rimedi “fai da te” e gli scaffali delle librerie sono piene di libri di auto-aiuto. È certamente utile leggere un libro o documentarsi in rete, facendo però sempre attenzione alla fonte da cui vengono le informazioni,  i siti degli psicologi sono certamente tra i più attendibili, ma la mia opinione è che se ci si ritrova in qualche descrizione letta o si sente che c’è qualcosa che non va è meglio rivolgersi prima ad un professionista iscritto all’ Albo. In questi casi meglio non rischiare, in gioco c’è la nostra salute, la nostra felicità e la possibilità di vivere sereni.